[EDITORIALE] Abuso di “Innovazione”?

9 Febbraio 2015100 commenti

Manca poco meno di un mese a quello che è uno degli eventi più attesi dell'anno: il Mobile World Congress di Barcellona. A partire dal primo di Marzo le aziende presenteranno al mondo quelle che sono le loro proposte innovative. Ma proprio su questo vogliamo soffermarci: quanto è reale questa innovazione?

Generalmente quando ci si avvicina all’evento di Barcellona, l’attesa e il desiderio di conoscere le ultime novità in ambito tecnologico, smuovono gli animi degli appassionati del settore, che si riversano sul web alla ricerca di informazioni. Ebbene quest’anno, almeno fra noi di Androidiani, si è notato un certo calo d’entusiasmo. Il motivo? Semplice, il terrore della mancanza di Innovazione. Ecco che cosa è emerso dalla riflessione fatta con i colleghi Luca, Enrico, Lorenzo e Francesco.

SITUAZIONE DI STALLO?

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Se ci soffermiamo a pensare quali siano state le ultime reali innovazioni nell’ambito degli smartphone, in questi anni, arriveremmo a contarle sulle dita di una mano. Abbiamo Google con il suo Project ARA, Yota Phone, con il suo schermo e-ink, Samsung e LG con i loro display flessibili e potremmo anche tirare in mezzo gli schermi Edge di Sammy e i pulsanti posteriori di LG, ma rimarremmo comunque ad un numero alquanto limitato.

A conti fatti, siamo di fronte ad una chiara situazione di stallo. Già negli scorsi anni, l’MWC ci aveva lasciato con l’amaro in bocca: troppe aspettative riposte nei colossi, che non sono stati all’altezza del gravoso incarico. Siamo dunque giunti ad un punto in cui il termine innovazione viene privato della sua connotazione originale e utilizzato come sinonimo di “upgrade“; Perché, si, il 2014 è sicuramente catalogabile come l’anno degli upgrade.

Come dicevo, ci sono stati i soliti aggiornamenti volti all’incremento delle performance, ma processori più veloci, display più grandi e fotocamere migliori non rappresentano affatto qualcosa di cui essere entusiasti. Soprattutto se teniamo conto del fatto che ormai si è raggiunto un livello tale che uno smartphone del 2013, rappresenta uno standard soddisfacente di usabilità per l’utente medio, e anche i più esigenti faticano a trovare motivi per effettuare il passaggio ad un modello più recente.

I produttori continuano a fare breccia tra il pubblico mirando sempre a mettere in evidenza i loro processori migliori, le loro fotocamere dalla qualità ineguagliabile, i loro schermi dalla definizione talmente alta che l’occhio umano non riesce nemmeno ad apprezzarne la qualità. Di questi discorsi si è riempito il 2014, e  probabilmente, si riempirà anche il 2015.

un loop infinito?

Di quanta potenza di calcolo abbiamo bisogno sul nostro smartphone? La maggior parte degli utenti iPhone (ed in futuro Android), non sfrutterà mai a pieno l’architettura a 64 bit, ma passerà la maggior parte del tempo a chattare su Whatsapp e “scrollare” la propria bacheca di Instagram/facebook.

Quanto ancora deve aumentare la nitidezza dei testi, delle immagini e dei video che visualizzeremo sui nostri device? Un display da 720p è quanto serve per offrire un’esperienza d’uso godibile sotto ogni punto di vista per l’utente medio, e sono pochi i vantaggi pratici che si ottengono a superare i 1080p, se non un maggior consumo della batteria. E vogliamo parlare delle fotocamere? Se guardiamo allo scorso anno, vedremo emergere tutta la questione riguardante One M8 e la scelta fatta da HTC di continuare a utilizzare la tecnologia ultrapixel, invece di optare per fotocamere a 13/20.7 Megapixel come quelle dei rivali. Scelta che si è rivelata un flop, come sentenziato dalla maggior parte degli utenti, e su cui HTC stessa non ha potuto che fare un passo indietro, utilizzando gli ultrapixel solo sulle fotocamere frontali e tornando a sensori “classici” per quelle posteriori.

Inoltre basta passare pochi minuti su un qualsiasi social network, magari dove avete amici che non esitano a condividere ogni istante della loro vita, per farvi rendere conto di come ormai qualsiasi dispositivo sia in grado di scattare foto qualitativamente belle, sicuramente apprezzabili nella maggior parte delle situazioni, e a meno di non essere professionisti o maniaci del dettaglio, la qualità che troviamo negli smartphone attuali basta ed avanza. E’ possibile che qualcuno voglia di più, ma i limiti tecnologici raggiunti non permettono di fare meglio, se non sacrificando l’usabilità dello smartphone per aggiungere “l’hardware necessario” (vedi Galaxy Camera ecc.)

Infine, giusto per chiudere il cerchio, abbiamo davvero bisogno dei video in 4K girati dagli smartphone? Siete tra coloro che hanno venduto un rene per accaparrarsi un televisore 4K? Se la risposta è no, non avreste i mezzi materiali per godere delle riprese fatte. Ma potrete sempre vantarvi con amici e parenti di avere un telefono che può farloSe la risposta è si, non girerete sicuramente i vostri video con uno smartphone, ma utilizzerete una strumentazione che permetta maggiore qualità e che renda il risultato finale completamente diverso, giustificando i sacrifici per gli acquisti.

Ora, questo non vuol dire che gli upgrade siano maligni o poco importanti nello sviluppo tecnologico, ma da soli non bastano per tirare in ballo il termine “innovazione”, perché una revisione di quanto è già esistente non è sicuramente una cosa nuova.

saturazione e ricerca di sbocchi

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La conseguenza immediata della mancanza di innovazione, è l’incremento della saturazione. Se il mercato continua a proporre device dalle specifiche simili, che cosa mai spingerà l’utente medio a distaccarsi dal suo vecchio dispositivo? I tagli ai supporti da parte degli OEM, da un lato forzano il passaggio, ma dall’altro sono un ulteriore indice di debolezza. Minori vendite portano a minori ricavi, e il tutto si trasforma nella mancanza di fondi da spendere nella ricerca e sviluppo, dando vita ad un circolo vizioso che non fa bene al mondo mobile.

Le aziende si inseguono l’un l’altra sperando che prima o poi qualcuno incappi nell’idea geniale da poter copiare nel più breve tempo possibile, ma così diventa in poco tempo “normale” in quanto utilizzata da tutti, alterando la nostra percezione delle novità. Nel frattempo si tenta di fare di tutto pur di trovare una via di sfogo ad una stasi quanto mai gravosa per le finanze dei colossi, ed ecco che compaiono i wearables.

Il 2015 sarà senza dubbio un anno importante per le tecnologie indossabili. I produttori sono impegnati a reinventare quello che le persone utilizzavano già da tempo in oggetti smart, ma che ora saranno, ancora una volta, presentati come innovativi. Nonostante il fenomeno sia piuttosto recente, sappiamo bene quali sono le pecche e le lacune: in primis la batteria che tende a durare ancora troppo poco e ci costringe a ricaricare quasi ogni sera, in secondo luogo una vera e propria unicità che differenzi questi oggetti dagli smartphone comuni. Attualmente, infatti, coloro che utilizzano gli smartwatch/smartband non fanno altro che ripetere le stesse azioni che compivano sui loro telefoni, ma su un oggetto più piccolo e maggiormente portatile, che però si ritrova inesorabilmente dipendente dal primo.

Persino Apple, che da anni aveva fatto dell’innovazione il proprio stendardo, ha visto nei nuovi iPhone, un adeguamento al movimento comune del mercato, che la ha portata a ridursi ad un mero “anche io“.

A FRESH START

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Sono volutamente stato catastrofico nelle righe precedenti, per farvi giungere pronti a quanto, invece, sta per seguire. Viste le premesse, è quanto mai evidente la necessità di avere una nuova partenza. Un punto comune di ripresa, un’idea innovativa che faccia alzare lo sguardo a tutti i produttori. Qualcuno ci ha già provato. Numerosi sono gli studi ed i tentativi che si stanno facendo per poter utilizzare la tecnologia degli smartphone in campo medico. E’ questo un ambito abbastanza nuovo, trascinato dal successo ottenuto dalle applicazioni per il controllo della qualità della vita. Un impiego pratico potrebbe essere nei moduli di ARA. Immaginatevi un futuro in cui per fare alcuni semplici controlli (quali ad esempio quello dell’insulina, fondamentale per una persona affetta da diabete), basti un modulo apposito da montare sul proprio smartphone. Il progetto ARA ha finalmente raggiunto uno stadio di sviluppo apprezzabile, e speriamo di poterne vedere gli impieghi pratici al più presto.

E’ quanto mai doveroso parlare di Microsoft e di Holo Lens. Se da un lato, infatti, c’era il timore che Microsoft stessa facendo colare ulteriormente a picco Nokia, con Windows Holographic, la società di Bill Gates si è certamente riscattata. Si tratta di un progetto sensazionale che potrebbe davvero avere successo in quei campi dove i Glass di BigG hanno miseramente fallito, e determinare un punto di riferimento per il futuro. Il teaser mostrato al momento della presentazione ci permette di sognare ad occhi aperti, di catapultarci in un mondo che per anni il cinema e l’animazione ci hanno presentato. Un mondo dove il nostro appartamento sarà pieno di oggetti interattivi, fintanto che manterremo il casco sulla testa.

httpvh://youtu.be/d54aGJFxSEo

Infine un piccolo accenno a quella che potrebbe essere una soluzione valida nell’immediato: gli “appcessories“. Il concetto di base è quello dei moduli di ARA. Si tratta infatti di estensioni che possono essere montate sui nostri telefoni e che sono in grado di svolgere alcuni compiti mirati, insomma, roba che la gente comune non vorrebbe vedere sul proprio smartphone quotidianamente.

Ipotizziamo ad esempio che abbiate scaricato un’applicazione per imparare a disegnare, che vi aiuta nel tracciare le linee guida di un dipinto. Ora immaginiamo di aver comprato un appcessory, un piccolo proiettore di immagini con implementato un chip NFC che, non appena strisciate il telefono, proietta istantaneamente l’immagine aperta in galleria, su una superficie. In questo modo potrete lavorare comodamente sul vostro progetto, pittura o impianto dell’orto.

Il concetto di fondo di quest’ultima parte è la convinzione che lo smartphone non deve essere un’entità a se stante. C’è necessità di un ecosistema che ci permetta di comunicare con le persone e con gli altri oggetti che ci circondano. Immaginiamo quanto potrebbero migliorare la vita le Smart Home, specialmente in caso di persone con disabilità o handicap fisici. Il costo è sicuramente un problema allo stato attuale, ma siamo sicuri che se colossi come Samsung si muovessero, in breve tempo la maggior parte delle persone potrebbe avere accesso ad una casa 2.0 senza doversi svenare come accade al giorno d’oggi.

Il tipo di innovazione che speriamo di poter vedere realizzata, è quello che farà vertere le discussioni quotidiane su nuovi metodi con cui collegare i vostri device con gli oggetti di una casa più futuristica e abitabile, piuttosto che su quanti Megapixel o Ultrapixel la mia o la vostra fotocamera posseggono o se il materiale con cui è stato realizzato lo chassis di quel determinato smartphone sia migliore o peggiore di quello della concorrenza.

Prima di entrare in quello che è il classico background distopico di un’opera di stampo Orwelliano mi fermo. Ma voi cosa ne pensate? siete concordi nell’affermare che la situazione attuale è un loop infinito di reiterazioni dei soliti terminali? O, al contrario siete più positivi e ritenete che, invece, di innovativo c’è più di quanto in realtà non crediamo?  Aspettiamo le vostre riflessioni, e non vediamo l’ora di poterne discutere ulteriormente nei commenti.

[L’articolo è frutto di un lavoro a stretto contatto con il collega Lorenzo Della Morte, con spunti di riflessione nati da una discussione con gli altri membri del team Luca Viscito, Enrico Andreoli e Francesco Rigamonti, che ringraziamo.]

 

 

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