Google avrebbe infatti intenzione di trasformare Android in software proprietario, abbandonando così l’AOSP: si tratta al momento di uno scenario delineato da alcuni analisti e in particolare da Richard Windsor, il quale riferisce di essere a conoscenza di un progetto interno riservato.
Tale progetto porterebbe alla “chiusura” di Android grazie a una riscrittura del runtime ART, dal quale sarebbe rimossa ogni dipendenza dal codice AOSP. Il nuovo runtime, reso proprietario, consegnerebbe inesorabilmente all’obsolescenza il codice open-source, con grave danno, ad esempio, per concorrenti come Amazon o i tanti produttori cinesi che usano una versione “forked” del sistema operativo: se la cosa si concretizzasse, chiunque volesse utilizzare Android dovrebbe inevitabilmente passare per Google.
Il cambio di rotta aiuterebbe, afferma Windsor, a ridurre la frammentazione, rilasciando aggiornamenti in tempi più rapidi: secondo l’analista, si tratta di un problema ben noto a Mountain View, anche se Google si rifiuta di attribuirvi una particolare rilevanza in pubblico.
La contesa legale con Oracle, relativa all’utilizzo di Java e che probabilmente si concluderà con una sconfitta per Google con relativa apertura al copyright delle API, sarebbe l’occasione ideale per mettere in atto il cambiamento. Windsor immagina che, al Google I/O 2017, l’azienda si difenderà dalle prevedibili, feroci critiche dei fan affermando di essere stata costretta a procedere in tal senso.