Ma questa promessa iniziale di risolvere i problemi ambientali potrebbe non essere valida perché i dispositivi digitali, come la maggior parte delle tecnologie, hanno anche un impatto ambientale. I dispositivi sono alimentati da elettricità, spesso prodotta in impianti a carbone, e sono realizzati con materiali come metalli, vetro e plastica che devono anche essere estratti, lavorati o riciclati.
Quindi, mentre le tecnologie certamente ci facilitano la vita, non dobbiamo dare per scontato che facciano bene anche all’ambiente.
È difficile misurare gli impatti ambientali delle nostre vite digitali perché gli ecosistemi digitali che facilitano Internet sono complessi. L’Assemblea delle Nazioni Unite per l’ambiente definisce un ecosistema digitale come “una rete distribuita complessa o un sistema socio-tecnologico interconnesso“.
Semplicemente, gli ecosistemi digitali sono il risultato di esseri umani, infrastrutture digitali e dispositivi che interagiscono tra loro. Si basano sul consumo di energia su più scale. Il termine “ecosistema digitale” si riferisce al pensiero ecologico, in particolare in termini di funzionamento dei sistemi umano-tecnologici.
Tuttavia, non c’è nulla d’intrinsecamente sostenibile per l’ambiente negli ecosistemi digitali. Vale la pena considerare gli impatti ambientali degli ecosistemi digitali man mano che crescono.
Nel 2017, è stato riportato in Nature che il traffico Internet (da e verso i data center) stava aumentando a un ritmo esponenziale. A quel punto, aveva raggiunto 1,1 zettabyte (uno zettabyte equivale a un trilione di gigabyte). Mentre il nostro uso digitale continua, così fanno le nostre emissioni di carbonio.
I data center contribuiscono in larga misura alle emissioni di carbonio degli ecosistemi digitali. Sono fondamentalmente fabbriche che archiviano, eseguono il backup e recuperano i nostri dati. Nell’aprile dello scorso anno, è stato stimato che i data center di tutto il mondo hanno utilizzato oltre il 2% dell’elettricità mondiale e generato la stessa quantità di emissioni di carbonio quanto il settore aereo globale (in termini di consumo di carburante).
Mentre si discute dell’impatto del volo sui cambiamenti climatici, è meno probabile che valutiamo le nostre vite digitali allo stesso modo. Secondo il professor John Naughton della British Open University, i data center rappresentano circa il 50% di tutta l’energia consumata dagli ecosistemi digitali. I dispositivi personali usano un altro 34% e le industrie responsabili della loro produzione ne usano il 16%.
I giganti della tecnologia come Apple e Google si sono impegnati a raggiungere obiettivi rinnovabili al 100%, ma sono solo una parte del nostro gigantesco ecosistema digitale. Inoltre, in molte occasioni, si basano su carbon offset per raggiungere questo obiettivo. I carbon offset coinvolgono persone e organizzazioni che investono in progetti ambientali per bilanciare le loro emissioni di carbonio da altre attività. Ad esempio, le persone possono acquistare carbon offset al momento della prenotazione di voli.
Con l’emergere di più tecnologie digitali, gli impatti ambientali degli ecosistemi digitali probabilmente aumenteranno. A parte gli evidenti impatti sociali ed economici, le implicazioni ambientali dell’intelligenza artificiale (AI) dovrebbero essere prese in seria considerazione.
Un articolo pubblicato a giugno dai ricercatori della University of Massachusetts Amherst ha rivelato che l’addestramento di una grande macchina di intelligenza artificiale potrebbe produrre una quantità di carbonio cinque volte maggiore di quella che un’auto (incluso il carburante) emette in media durante la vita di una persona. Inoltre, questa cifra si riferisce solo all’allenamento di una grande macchina AI. Esistono vari altri modi in cui queste macchine aspirano energia.
Allo stesso modo, il mining di bitcoin (un’applicazione di blockchain) continua a consumare grandi quantità di energia e sta aumentando su scala globale. Secondo l’Agenzia internazionale dell’energia, l’estrazione di bitcoin utilizza più energia di alcuni paesi, tra cui l’Austria e la Colombia.
L’ecosistema digitale che supporta i nostri dispositivi include sistemi e reti di archiviazione che non si trovano nelle nostre case o nei nostri luoghi di lavoro, come “il cloud“. Ma dovremmo ancora assumerci la responsabilità per l’impatto di tali sistemi. I satelliti sono nello spazio. I cavi scorrono sotto sentieri, strade e oceani.
Nel frattempo, l‘Internet of Things si insinua nelle vecchie tecnologie e sta trasformando il modo in cui le usiamo. Questi aspetti nascosti e distanti degli ecosistemi digitali possono in parte spiegare perché i crescenti impatti ambientali del digitale sono messi da parte.
La responsabilità di rendere le nostre vite digitali più sostenibili non dovrebbe spettare esclusivamente alle persone. I governi dovrebbero fornire una normativa ambientale che richieda una maggiore trasparenza sul modo in cui le società digitali utilizzano l’energia. Esse dovrebbero includere la segnalazione di miglioramento della sostenibilità delle loro pratiche.
Un passo immediato potrebbe essere, per le aziende che producono dispositivi digitali, di allontanarsi dall’obsolescenza pianificata. Un esempio è quando aziende come Apple e Samsung producono smartphone che non sono progettati per durare. La sostenibilità digitale è un modo utile per inquadrare come le tecnologie digitali influenzano il nostro mondo ambientale.
Dobbiamo riconoscere che la tecnologia non è solo una fonte di soluzioni per l’umanità, ma ha anche il potenziale per un impatto ambientale negativo. Solo così possiamo iniziare a passare efficacemente a un futuro più sostenibile che includa anche le tecnologie digitali.