Le batterie dei nostri smartphone potrebbero essere realizzate sfruttando il lavoro minorile

19 Gennaio 201632 commenti

Secondo un'indagine pubblicata oggi da Amnesty International, le batterie dei nostri smartphone sarebbero realizzate sfruttando il lavoro dei bambini congolesi. Il rapporto sostiene che il cobalto estratto nella Repubblica Democratica del Congo (RDC) da bambini di 7 anni viene poi acquistato da aziende cinesi e coreane che realizzano le batterie che oggi possiamo trovare nei nostri smartphone Samsung, Sony e Apple.

L’UNICEF stima che, in un paese dove questa pratica è purtroppo molto comune, siano oltre 40.000 i bambini che ogni giorno vengono sfruttati nelle miniere di cobalto situate in Congo.

Amnesty International ha parlato con 87 minatori di cobalto, e di questi ben 17 erano bambini. In molti hanno raccontato la dura vita dei bambini costretti a lavorare sin da piccoli, e tra i tanti ha colpito la storia di Paul. Un orfano che a soli 14 anni ha lavorato per oltre 24 ore nei tunnel delle miniere per volere del padre adottivo, il quale si era opposto alla volontà della madre adottiva di farlo studiare.

Il 50% del cobalto del mondo è estratto nella Repubblica Democratica del Congo ed è un materiale molto prezioso per le batterie agli ioni di litio che si trovano all’interno della maggior parte dei dispositivi mobili. A controllare l’estrazione in questo paese è l’azienda cinese Zheijang Huayou Cobalt Ltd, la quale lo consegna a Ningbo Shanshan e Tianjin Bamo in Cina e L&F Materials in Corea del Sud, che lo lavoreranno per realizzare le batterie di smartphone, tablet e automobili.

Ricostruendo il percorso del cobalto sono state contattate ben 16 grosse multinazionali che attualmente risultano clienti delle tre aziende produttrici, ovvero: Apple, Samsung, Sony, HP, LG, Huawei, Lenovo, Microsoft, Vodafone, ZTE, Dell, Volkswagen, Ahong, BYD, Daimler e Inventec.

Di queste solamente una ha ammesso di collaborare con queste aziende, sei hanno promesso indagini interne invece le restanti hanno tentato di scagionarsi non essendo a conoscenza di quanto accaduto o negando la collaborazione con la Huayou Cobalt.

Apple ha già rilasciato una dichiarazione alla BBC, nella quale sostiene che qualora un suo fornitore venga sorpreso a ricorrere al lavoro minorile verrà costretto a riportare il minore a casa, dovrà ugualmente versargli stipendio e dovrà garantirgli un posto di lavoro quando avrà raggiunto l’età lavorativa legale.

Samsung si è schierata contro il lavoro minorile e sostiene di controllare la propria catena di fornitori periodicamente, infatti qualora venga rilevata una violazione la collaborazione sarà immediatamente cancellata. Ovviamente anche Sony ha dichiarato di essere costantemente al lavoro per garantire la perfetta applicazione dei diritti umani sul lavoro.

L’unica speranza è che questi colossi del mercato siano davvero trasparenti ed escludano dai propri schemi aziende che quotidianamente sfruttano il lavoro dei minori in Africa o in altri continenti.

 

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