In altre parole il brevetto parla di una funzione di invio di messaggi da una rete particolare (ad esempio una rete aziendale) ad un dispositivo wireless che potrà attivare o disattivare determinati programmi, in relazione al contenuto del messaggio precedentemente inviato. La tecnologia in questione permette quindi di inviare un messaggio di testo che indica al dispositivo di ricezione quali funzioni attivare e quali disattivare.
Il giudice, che sembrava prendere una posizione neutrale all’inizio, sta invece iniziando a vedere le cose da un punto di vista più favorevole a Nokia. Tutto ruota attorno alla definizione della parola “Rete”. Alcuni dei brevetti registrati risalgono alla metà del 1990, quanto la parola “Rete” era ancora prevalentemente collegata a rete di telecomunicazioni.
Su questo ha deciso di creare la propria difesa HTC, infatti sostiene che i brevetti non coprono la definizione odierna di “Rete”. In casi passati la corte ha sempre preso le difese dell’azienda con sede a Taiwan, non è mai stata disposta ad ampliare il significato di “Rete” a: telecomunicazioni e servizi internet. D’altra parte nel brevetto non si parla di vera e propria rete di telecomunicazioni, si scrive solamente rete.
In conclusione HTC sostiene che si debba prendere in considerazione il momento in cui è stato registrato il brevetto e quindi interpretare la parola “Rete” in relazione al periodo storico. Nokia invece accusa dicendo che il dispositivo è controllato dal messaggio SMS, quindi il significato di “Rete” non importa assolutamente nulla.
La decisione sarà annunciata il 17 maggio.