Filo Bluetooth Tracker, (quasi) mai più oggetti persi! – Recensione

10 Dicembre 201553 commenti

Il prodotto di cui andrò a parlarvi oggi è un tracker bluetooth progettato da una startup tutta italiana. Battezzato come Filo, ci promette di non farci più perdere nessun oggetto ad esso collegato, ma sarà veramente così?

Grazie al capitalismo e a questa mania di dover vendere qualsiasi cosa passi per la mente a qualcuno, e complice anche la nostra voglia di avere sempre qualcosa di nuovo tra le mani, ormai le nostre case sono letteralmente piene di cianfrusaglie più o meno utili.
Spesso e volentieri, quelli come me, appoggiano proprio questi oggetti un po’ dove capita. Ed ecco così che ad ogni uscita saltano fuori sempre i soliti problemi:
“Oh avete visto il mio portafoglio? Non lo trovo”
“Qualcuno ha visto il mio cellulare?”
“Le chiavi dove sono?”

Se queste situazioni vi suonano familiari, allora Filo potrebbe fare al caso vostro ed eliminare completamente questi quesiti dalla vostra routine giornaliera.
L’accessorio, infatti, non è altro che un bluetooth tracker che, mediante un aiuto sonoro, ci permetterà di ritrovare facilmente gli oggetti a cui viene collegato.
Non trovi le chiavi? Legalo al portachiavi. Cerchi una borsa? Metticelo dentro. Cerchi la voglia di studiare? Filo non ti può aiutare.

Andiamo subito a conoscerlo meglio.

VIDEORECENSIONE

httpvh://www.youtube.com/watch?v=750Bu0H3gZQ

 

UNBOXING

La confezione in cui viene venduto Filo è senza ombra di dubbio molto elegante, semplice e sobria, riuscendo così a trasmettere tutta la professionalità della startup dietro il prodotto.
Una volta aperta, nella zona centrale troveremo riposto Filo Tracker, circondato e protetto da un fitto strato di gomma (che ricorda molto i grip tape degli skateboard), in modo da assicurare la sua protezione durante il trasporto o semplicemente in caso di inutilizzo.

All’infuori di Filo, è presente solamente un libretto di istruzioni che spiega rapidamente e in maniera chiara come collegare il nostro tracker allo smartphone. La procedura è talmente semplice che è pressoché impossibile commettere errori o restare in qualche modo bloccati.

 

FILO

L’oggetto in sé che andremo ad utilizzare è un sottile quadratino di pochi centimetri di larghezza (38x38x6 mm), nel mio caso di colore nero; è disponibile inoltre nella colorazione bianca (che sinceramente trovo più sensata, visto che solitamente risulta più visibile di quella nera, in particolare la sera).

Nella sezione frontale di Filo, la lettera “o” nasconde al suo interno un tasto che servirà per associarlo allo smartphone oppure, post-configurazione, per farlo squillare così da poterlo trovare facilmente (non sempre tanto facilmente in realtà, poi vedremo perché).

Non visibile, ma senza dubbio presente, è l’unità che permette di far suonare Filo, e con mia enorme sorpresa ho potuto notate che l’audio emesso si riesce a sentire anche se proveniente dall’interno di una borsa o di una valigia.

Attaccato a Filo è presente un filo (ba-dum-tssss) che permette di attaccarlo al portachiavi.
Idea che si può rivelare non proprio saggia, visto che Filo si graffia facilmente, ed è meglio tenerlo lontano da chiavi o simili (ma è anche vero che i graffi non compromettono minimamente né l’uso né le funzioni).

A tenere vivo il tutto ci pensano le batterie rimovibili e sostituibili modello CR2016 (le pile a bottone). Quella che troviamo integrata ha un’autonomia dichiarata di minimo 4 mesi, fino al massimo di 1 anno.

 

APP & FUNZIONAMENTO

Ad accompagnare Filo nella missione per recuperare gli oggetti smarriti, è presente l’omonima app, che così come la confezione di vendita, risulta semplice e pulita nell’interfaccia grafica.

Al primo avvio, un wizard guiderà l’utente per la configurazione, veramente semplicissima, di Filo.
Quando ciò è avvenuto con successo, sarà possibile inserire un nome a nostro piacimento così da identificare quello specifico Filo, funzione che ha senso solo se siete avete acquistato multipli Filo. (ci sono offerte sostanziose sugli acquisti in bulk)

Il funzionamento dell’app è semplicemente quello di rilevare la posizione spaziale di Filo, e una volta in prossimità di questo, fargli emettere un suono così da localizzarlo visivamente e poter trovare l’oggetto a cui esso è collegato.

Ciò avviene secondo la seguente modalità: avviando l’app e selezionando il Filo che ci interessa trovare, verremo catapultati in una schermata dove saremo informati, molto genericamente, della distanza tra noi e Filo, e sarà nostro compito avvicinarsi il più possibile.

Quando ho detto “molto genericamente”, intendevo letteralmente “molto genericamente“, infatti le uniche informazioni che riceveremo saranno: “è lontano”, “è nelle vicinanze”, oppure la tanto agognata “è vicino”.
Vi ricordate quando da piccoli (ammesso abbiate qualcosa come minimo 22-23 anni, eh) facevamo quel giochino di nascondere un qualcosa e poi il malcapitato di turno doveva ritrovarlo usando come guida (ma più spesso depistaggio) “acqua, fuoco, fuochino, fuocherello” in base a quanto era distante l’oggetto?
Ecco, il funzionamento è praticamente identico.

Uno dei problemi che maggiormente colpiscono Filo, anche se è principalmente colpa di una limitazione hardware, è lo scarso range del bluetooth (nonostante gli 80 metri di portata dichiarati). Nonostante sia dichiarata una portata di ottanta metri, a conti fatti gli smartphone non riescono a collegarsi a Filo se questo è distante più di, all’incirca, dieci-quindici metri, che si ridurranno ulteriormente al chiuso.

Anche se tutte le informazioni all’interno dell’app, e sul canale ufficiale, fanno pensare che Filo disponga di un’unità GPS per poterlo trovare nel caso questo sia fuori range, la cosa non si rivela essere del tutto vera. Mi spiego meglio.
La posizione GPS registrata dall’app di Filo è relativa allo smartphone, non al Filo.
Facendo partire la ricerca, di conseguenza, avremo l’ultima posizione registrata di Filo, ossia l’ultimo momento in cui questo è stato in range bluetooth, e quindi collegato al cellulare. Per cui, la sua efficacia cala drasticamente, restando confinata a cose semplicissime come quella di ritrovare la propria macchina dopo che questa è stata parcheggiata.

MA che ci faccio di concreto con filo?

Bella domanda.
Principalmente l’idea di Filo è quella di trovare rapidamente gli oggetti, o in alcuni casi evitare che vengano persi.
Ad esempio, se lasciamo Filo nel portafoglio e ci allontaniamo, questo suonerà per avvertirci che siamo distanti e che rischiamo di dimenticarlo (o farcelo arrubbare); possiamo legarlo al collare del proprio cane per far sì che non si smarrisca; lo colleghiamo al portachiavi per trovarle rapidamente… e cose così, se avete un po’ di fantasia riuscirete a trovare anche altri utilizzi.

Una delle idee che, sulla carta, mi ha entusiasmato molto, è ciò che ho definito “reverse-filo“, ovvero usare Filo per poter trovare lo smartphone (invece dell’opposto), che non so voi, ma in casa appoggio letteralmente ovunque (ovviamente sempre in silenzioso), perciò ogni singola volta parte la ricerca in stile Indiana Jones per sperare di ritrovarlo.

Pensavo che Filo potesse aiutarmi a risolvere questo problema, ma purtroppo non è così. Utilizzare Filo in questo modo è quasi inutile perché, nonostante più e più test, una volta premuto il tasto per far suonare lo smartphone, quest’ultimo risponde solo se l’app è attualmente attiva o è stata attivata recentemente, rendendo inutile la funzione. Premi premi, ma lo smartphone non reagisce, poi quando per grazia divina trovi il cellulare mentre inveisci contro Filo perché il telefono non suona come dovrebbe, una bella notifica ti dice che Filo ti sta cercando. Sì, dieci minuti e venti bestemmie fa ti stavo cercando, non adesso che ho il cellulare in mano!
(test eseguito con più e più smartphone, tutti con minimo 2GB di RAM e con nessuna applicazione attiva, risultati sempre analoghi).

Un gran peccato secondo me, perché avere questa funzione correttamente operativa mi sarebbe piaciuto molto.
Certo, così si aggiungerebbe il problema di avere Filo sempre a portata di mano, ma questo è un altro discorso.

UPDATE: il problema da me riscontrato riguardante il “reverse-filo”, secondo lo staff di Filo, pare essere dovuto a un’incompatibilità (o meglio, a una non totale compatibilità) degli smartphone da me utilizzati per testare il prodotto. Ecco la lista dei device ufficialmente supportati:

  • Samsung: S4, S4mini, S5, S5mini, S6, Galaxy Grand Neoplus
  • HTC: One M8
  • OnePlus: One
  • Google: Nexus 5, sistema operativo >= v.5.0.0

Sono già ovviamente attivo per testare nuovamente Filo con uno di questi e verificare personalmente se la situazione “reverse-filo” cambia utilizzando uno dei terminali indicati, o meno.

 

VERDETTO FINALE

Dare un’opinione su Filo per me non è molto facile. Indubbiamente, come tracker in sé svolge correttamente il suo lavoro, anche se c’è ancora molto da lavorare sul fattore “trova smartphone” perché, allo stato attuale delle cose, non è utilizzabile.

Il resto delle caratteristiche funzionano as-advertised, e non ci saranno particolari problemi nel far suonare Filo con lo smartphone e poter trovare così facilmente gli oggetti collegati.
Qua purtroppo si apre il problema dello scarso range e delle indicazioni approssimative riguardanti la posizione di Filo, anche se la colpa non è sua.

In ogni caso, non credo di poter sorvolare su questi aspetti, e in particolare sul prezzo decisamente esagerato (che ho tenuto finora nascosto per evitare giudizi affrettati) di ben 30€, il tutto per un oggetto la cui utilità è fortemente soggettiva e sempre questionabile.

Filo è indubbiamente mirato a uno specifico target di persone che possono aver un uso reale di questo aggeggio, e se ritenete di essere tra queste per un qualsiasi motivo, allora Filo potrà farvi felici in più modi, altrimenti lascerei perdere.

Grazie a Daniele e allo staff di Filo per avermi fornito il sample.

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