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Samsung è il brand preferito in Corea del Nord

I rapporti della Corea del Nord con la Corea del Sud (e il resto del mondo) sono piuttosto difficili, ma da un recente report è emerso che i nordcoreani amano i propri smartphone Samsung Galaxy.

SAMSUNG IN COREA DEL NORD, NONOSTANTE I BLOCCHI

Come molti di voi sicuramente già sapranno, Samsung (e le altre aziende sudcoreane) non hanno il permesso di vendere i propri prodotti in Corea del Nord. Stando a quanto raccontato da alcuni nordcoreani che sono riusciti a lasciare il Paese, i device del colosso sudcoreano sono estremamente apprezzati in Corea del Nord.

Nonostante i divieti ufficiali, grazie al mercato nero la diffusione di smartphone sta crescendo: si stima una cifra vicina a 5 milioni di attivazioni quest’anno, con Samsung in testa.  Yang Un-chul, vice presidente del think tank di Seoul Sejong Institute, ha intervistato i “disertori” nordcoreani che hanno affermato che i controlli sulle merci importati dal Sud non sono più così restrittivi. Il problema principale al momento non è dove prendere gli smartphone, ma il costo, ovviamente molto più elevato.

I prodotti sudcoreani sono più popolari rispetto alle controparti cinesi in quanto supportano la lingua coreana e hanno una qualità più elevata. La Corea del Nord ha iniziato a diffondere ufficialmente degli smartphone, realizzati da un produttore cinese, con un’app che limita l’accesso ad internet e aggiunge controlli addizionali sul flusso di informazioni.

I device Samsung con schede SIM cinesi permettono ai nordcoreani di utilizzare servizi quali WeChat e KakaoTalk per restare in contatto con le proprie famiglie, anche al di là del confine.

Siccome si può essere puniti severamente anche per il solo possesso di device non autorizzati, i nordcoreani rimuovono il logo Samsung e lo rimpiazzano con quello di compagnie cinesi o giapponesi, così come avviene per l’etichetta d’origine, rimpiazzata con “made in China”.

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Il recente tentativo di disgelo tra le due Coree potrebbe però portare ad una maggiore apertura negli scambi tra i due Paesi nel prossimo futuro, dove magari non sarà più necessario ricorrere al mercato nero per utilizzare device stranieri.