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"Tassa" sullo smartphone

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  1. #1
    Baby Droid L'avatar di Momy88


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    "Tassa" sullo smartphone

    L’analisi dopo che settimana scorsa sono uscite le tabelle provvisorie per la rideterminazione dei compensi per copia privata.
    Dopo l’uscita la scorsa settimana delle tabelle provvisorie per la «rideterminazione dei compensi per copia privata», due sono le notizie di rilievo sulla “tassa del telefonino” e dispositivi di memoria. La prima riguarda il Ministro Massimo Bray. Sta lavorando con le parti interessate per una soluzione condivisa «nell’interesse degli autori, dei produttori di smartphone e tablet e soprattutto, dei cittadini fruitori degli stessi». Dal Ministero dei Beni Culturali fanno sapere che per fine febbraio saranno rese note le decisioni. Nuove tabelle incluse, con cifre riviste. Si spera al ribasso. La seconda riguarda la Siae. Per voce del presidente Gino Paoli ha espresso il parere che: «a pagare il compenso siano i produttori». Una via difficile da praticare. Con tutta probabilità i produttori la scaricherebbero sull’utente finale. Facciamo due conti per capire.
    LA UE SUGGERISCE LA LICENZA COME ITUNES - Così il 31 gennaio 2013 Vitorino ha redatto un documento con una serie di “raccomandazioni”. Due di particolare interesse. Primo. Il consumatore deve conoscere in modo trasparente quanto paga come “compenso della copia privata” e quanto per il dispositivo. Ed è giusto. Infatti, chi di noi sapeva che già adesso sborsiamo 90 centesimi di tassa quando acquistiamo un telefonino? Secondo. La Ue consiglia agli Stati Membri, visto lo spostamento verso contenuti web, di considerare il sistema “licenze”. Sul modello Amazon e iTunes. In pratica chi acquista da uno Store una canzone diventa legittimo titolare della licenza, e gli è consentito fare copie personali. Una soluzione favorevole anche ai piccoli autori, che ricevono alla fonte quanto gli spetta, come avviene per le App. Allora, come si comportano gli altri Paesi? Si scopre che non tutti conteggiano il compenso allo stesso modo.
    SITUAZIONE DISOMOGENEA IN EUROPA. LA VIA SPAGNOLA Anzi a: «Cipro, Irlanda, Lussemburgo e Malta» il “compneso per copia privata” non è proprio applicato. Fine. In Inghilterra il problema è stato risolto in modo radicale. Niente tassa, perché le copie personali sono considerate illegali e chi le fa è punibile dalla Legge. In altri sette Paesi invece il compenso non è calcolato con una cifra fissa, bensì in percentuale sul prezzo di vendita. Si va dallo 0,5% al 6%. Lo fanno in: «Bulgaria, Grecia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca, Romania e Slovacchia». E chi applica il compenso fisso? In Belgio si pagano 3 euro per smartphone e tablet. In Francia la Sacem (l’equivaente Siae) prevede 6,4 euro. Meno in Olanda: 5 euro per smartphone e 2,5 tablet. Diversa la situazione in Germania, posizionata su cifre decisamente superiori, a partire da 16 euro. Ma va precisato che i produttori tedeschi, visto il compenso iperbolico hanno aperto un contenzioso. Interessante la situazione in Spagna. Fino al 2012 era nella nostra situazione, poi ha deciso di abolire il contributo, legalizzando la copia privata. Dunque niente balzelli aggiuntivi. I soldi per l’equo compenso agli autori arrivano (in parte) dalla nuova Legge sulla pirateria varata dal governo Rajoy. Con l’applicazione di sanzioni più severe per i trasgressori.
    ALTROCONSUMO: «PERCHÈ PAGARE DUE VOLTE»? In questo contesto non uniforme, il conteggio provvisorio proposto dalla Siae, appare distorto. La Società di viale della Letteratura esegue una “strana” media europea. Non tenendo conto degli Stati che non la applicano e quelli che lo fanno in percentuale. Così in attesa delle decisioni finali in approvazione al Ministero, vale la pena valutare sia le indicazioni di Mr. Vitorino, sia la soluzione spagnola con l’emissione di un nuovo Decreto. E visto come si è scatenato il popolo della Rete sui Social Network la scorsa settimana, si capisce che le tabelle provvisorie vanno comunque riviste. In modo trasparente. Del resto: «inutile giocare sulle parole, di tassa si tratta e pure iniqua – dice Marco Pierani di Altroconsumo – perché nascosta nel prezzo finale e non indicata sullo scontrino. L’utente paga senza saperlo». Così l’associazione ha lanciato una raccolta firme da presentare al Ministero per bloccare gli aumenti. Anche perché: «se ho comprato su iTunes una canzone e sono autorizzato a fare copie legittime - conclude - perché devo pagare due volte per ascoltare la stessa musica su smartphone e tablet?». Misteri della Siae. Al Ministro Bray il non facile compito di dipanare la matassa.
    Fonte e l'intero articolo:
    «Tassa» sul telefonino, cosa succede negli altri paesi. E se l’Italia seguisse la via spagnola? - Corriere.it

    Ci mancava solo un'ulteriore tassa sull'acquisto di smartphone/tablet/pc/ecc.! Già che in Italia paghiamo una tassa a nostra "insaputa" poiché questa non è specificata nello scontrino la dice tutta... Anche se applicano questa tassa, a parte il fatto che lo Stato ovviamente come sempre ci guadagna, cosa cambierebbe? Mettiamo il caso che una persona in Italia compra da iTunes un cd musicale, anche se pagato nulla e nessuno gli vieta di masterizzarlo tot volte su cd vergini per regalarli o venderli... Di fatto, sono tutte scuse e parole al vento per dire in breve che vogliono ancora più soldi da parte di tutti... D'altronde molti acquistano le sigarette elettroniche e non più le classiche sigarette, quindi lo Stato ci ha perso e, perdi su questo e perdi su quello, da qualche parte lo Stato dovrà portarci via i soldi e, astutamente bisogna ammetterlo, hanno fatto un ragionamento tanto banale quanto infido: la gente non sa rinunciare alla tecnologia quindi sarà proprio dai loro acquisti tecnologici che lo Stato preleverà i loro soldi... Vero che c'è già una tassa non specificata sullo scontrino, ma tanto sono poche le persone che sono a conoscenza di questa tassa quindi perché non aggiungerne un'altra? Occhio non vedo cuore non duole ma il conto corrente delle persone sì! No comment... Se si legge l'articolo da me postato, si nota che ci sono Paesi che arrivano addirittura a vietare ciò che è lecito fare a pagamento in Italia, quindi certo è vero che "c'è chi sta peggio" ma è altrettanto vero che ognuno guarda per sè e per i propri interessi... Ecco, noi italiani come al solito lo prendiamo dove non batte il sole e stiamo zitti e muti... Perché se da una parte lo Stato giustamente lo si definisce ladro, dall'altra parte gli italiani si lamentano tanto ma poi obbediscono.
    Voi che ne pensate?
    Ultima modifica di cesco; 14-02-14 alle 10:42

  2.  

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