Storia del 4G in Italia
Il 27 giugno 2011 viene pubblicato sulla Gazzetta ufficiale[2] il bando d'asta per l'assegnazione delle licenze agli operatori mobili interessati. Le frequenze oggetto d'asta sono[3]:
banda 800 MHz (dividendo digitale e ex-frequenze televisive), fino a 6 lotti di frequenze FDD, ciascuno di ampiezza pari a 5 MHz in spettro accoppiato, assegnabili su base nazionale, nominati da 1 a 6;
banda 1800 MHz, fino a 3 lotti di frequenze FDD, ciascuno di ampiezza pari a 5 MHz in spettro accoppiato, assegnabili su base nazionale, nominati da 1 a 3;
banda 2000 MHz, 1 lotto di frequenze TDD di ampiezza pari a 15 MHz, assegnabile su base nazionale, nominato lotto A;
banda 2600 MHz, fino a 12 lotti di frequenze FDD, ciascuno di ampiezza pari a 5 MHz, in spettro accoppiato, assegnabili su base nazionale, nominati da 3 a 14, e 2 lotti di frequenze TDD, ciascuno di ampiezza pari a 15 MHz, assegnabili su base nazionale, nominati lotto B e C, con esclusione delle frequenze 2500-2510 MHz e 2620-2630 MHz nei lotti FDD e delle frequenze 2600-2620 MHz nei lotti TDD.
Il 30 agosto è iniziata l'asta per l'assegnazione delle frequenze.[4] Come previsto gli operatori che vi hanno partecipato sono 4: Telecom Italia, Vodafone Italia, Wind Telecomunicazioni e 3 Italia.
L'asta si è conclusa con successo alla fine di settembre 2011, con le seguenti assegnazioni:
banda 800 MHz: si aggiudicano 2 blocchi a testa Vodafone Italia, Telecom Italia e Wind Telecomunicazioni;
banda 1800 MHz: si aggiudicano 1 blocco a testa Vodafone Italia, Telecom Italia, 3 Italia;
banda 2000 MHz: nessuna offerta da parte dei gestori partecipanti;
banda 2600 MHz: si aggiudicano 4 blocchi 3 Italia e Wind Telecomunicazioni; 3 blocchi a Telecom Italia e Vodafone Italia.
Le assegnazioni hanno fruttato allo Stato 3.945.295.100 euro[5] (1,260 miliardi da Telecom Italia, 1,259 da Vodafone, 1,119 da Wind, 305 milioni da 3 Italia[6]).
Fonte: Wikipedia