Sebbene non siano stati fatti annunci ufficiali di nessun genere, un gruppo di ricercatori dell’Università di Pohang, in Corea del Sud, sta cercando di compiere il grande passo per far progredire le tecnologie delle batterie dei nostri dispositivi mobili, portando avanti una ricerca sugli accumulatori di tipo Fuel Cell. Questa tecnologia, utilizzata ampiamente anche in altri ambiti, come per esempio quello automobilistico (Hyundai ix35 è stata resa disponibile anche con alimentazione a cella a combustibile, ndr.), potrebbe trovare spazio anche nel mercato degli smartphone nel giro di qualche anno, ma i problemi da affrontare prima che ciò avvenga non sono irrilevanti.
Come alcuni di voi sapranno, l’alimentazione a celle a combustibile è generata da una serie di reazioni elettrochimiche tra alcuni elementi, generalmente idrogeno ed ossigeno. In questo caso, gli scienziati hanno messo a punto una batterie dalle piccolissime dimensioni, denominata SOFC (Solid Oxide Fuel Cell), che trasforma l’idrogeno in energia elettrica senza aver bisogno che avvenga una combustione termica. Tuttavia, date le frequenti accensioni e gli altrettanto frequenti spegnimenti che uno smartphone subisce nell’arco della sua vita, l’efficienza di questa batteria potrebbe diventare minore in un lasso di tempo brevissimo. Tuttavia, la soluzione a questo problema sarebbe quella di utilizzare un’acciaio inossidabile poroso in accoppiata con il gruppo elettrolitico Ossigeno-Idrogeno per alimentare l’elettrodo in modo efficace.
I risultati di questo primo esperimento sono davvero sorprendenti se consideriamo che, sfruttando la reazione precedentemente analizzata, i ricercatori sono riusciti a far rimanere acceso uno smartphone per una settimana. Bisognerà ancora aspettare per toccare con mano l’efficacia di questa tecnologia, ma i risultati ottenuti fino ad ora promettono davvero bene.