Non si può certo dire che gli ultimi smartphone della linea Nexus, 5X e 6P, siano nati sotto una buona stella. Le CPU che li alimentano, infatti, (Snapdragon 808 e 810) presentano dei difetti di progettazione che portano al loro surriscaldamento e al conseguente bootloop, ovvero una serie infinita di riavvii che rende gli smartphone inutilizzabili.
L’utente può rivolgersi all’assistenza ufficiale per risolvere il problema, ma solo in via temporanea, in quanto, trattandosi di un difetto insito in questi tipi di processori, è solo questione di tempo prima che il problema si ripresenti. Altra strada per arginare il problema è installare un kernel modificato che disabiliti alcuni core, andando però a incidere significativamente sulle prestazioni del device.
Per questo i possessori dei due smartphone hanno deciso di procedere per vie legali contro i loro produttori, colpevoli di aver commercializzato i prodotti pur essendo a conoscenza dei problemi da cui erano afflitti. Se la class action contro LG si è già conclusa con la sconfitta dell’azienda sudcoreana, quella relativa al Nexus 6P è rimasta in una fase di stallo, almeno fino ad ora.
Il giudice preposto al caso, Beth Labson Freeman, ha infatti dichiarato l’ammissibilità della class action, respingendo la richiesta di archiviazione da parte di Huawei e Google. Alla prima si contesta la cattiva gestione della garanzia, alla seconda la scarsa protezione offerta agli utenti, ma sono cadute le accuse di appropriazione indebita e frode.
Sarà quindi il tribunale a stabilire torti e ragioni delle parti, ma il processo non si preannuncia breve, in quanto quello appena riportatovi è il primo aggiornamento relativo ad esso dopo il suo inizio nell’aprile dello scorso anno.