L’IBM Simon Personal Communicator era uno smartphone molto esigente a livello di batteria (nichel-cadmio), un dispositivo dall’elevato consumo energetico, anche se il suo processore lavorava ad una frequenza massima di 16 MHz.
Il display LCD era un 4,5 pollici (bianco e nero) con una risoluzione di 160×293 pixel, supporto stylus per il touch, ben 1 MB di RAM ed 1 o 1,8 MB per l’espansione di memoria massima.
Le principali funzioni del primo smartphone della storia, oltre le chiamate telefoniche, furono aggiungere contatti, elenchi d’attività, controllare la “mail” ed utilizzare applicazioni di terze parti. Ma come avveniva l’installazione di quest’ultime? Semplicemente tramite l’utilizzo di speciali schede PCMCIA collegate alla parte inferiore del dispositivo.
Dopo tanta attesa l’IBM Simon arrivò sul mercato nel 1994 con BellSouth, l’attuale AT&T, per una rete di 15 stati ad un prezzo di 899$ con un contratto di due anni. Con il passare del tempo lo smartphone andò in fase di esaurimento, dopo aver visto calare il prezzo a 599$ ed aver venduto oltre 50.000 unità dopo soli 6 mesi.
Certamente viene difficile trattenere un sorriso dopo aver letto queste informazioni del primo smartphone della storia ma è stato certamente pioniere per diffondere la comune idea di smartphone, cioè un dispositivo tecnologico ed intelligente in grado di poter rendere più semplice la vita dell’utente grazie all’utilizzo di applicazioni e della rete.
Cosa sarà l’IBM Simon nei prossimi 20 anni quando anche i nostri attuali dispositivi quad-core potrebbe farci sorridere? Come sarà uno smartphone del 2032?