Per chi conosce l’ambiente Linux, il nome WINE risulterà familiare: acronimo di Wine is no an emulator, è un cosiddetto strato di compatibilità. Semplificando molto la questione, il programma fornisce alle applicazioni Windows il supporto (librerie ecc.) necessario a funzionare direttamente dentro Linux, senza necessità emulare completamente l’OS. Una soluzione meno invasiva di una virtualizzazione completa del sistema operativo, una manna dal cielo tutte quelle volte che ci si scontra con la mancanza di alcune specifiche applicazioni disponibili solo per la piattaforma Microsoft.
A breve tale possibilità sarà disponibile anche su Android, grazie ad una versione dedicata di WINE (e di Crossover, controparte commerciale ed ottimizzata dello stesso). Rimane però un importante limite tecnico, vista la natura non emulativa dei compatibility layer. Tutti i software Windows infatti sono progettati per girare su CPU di architettura x86 (o x64), mentre la gran parte dei dispositivi Android si basa su processori ARM. Questi ultimi non potranno quindi lanciare programmi Windows utilizzando il layer; soltanto smartphone e tablet con processore Intel (il cui è numero in crescita) potranno usufruire di questa funzionalità.