Tuttavia, secondo una recente sentenza di un giudice del Saskatchewan, la Court of King’s Bench ha stabilito che un’emoji con il pollice alzato (👍) è sufficiente per rendere legalmente vincolante un contratto.
Il caso è incentrato su un acquirente di grano canadese di nome Kent Mickleborough. Nel marzo 2021, Mickleborough ha inviato un messaggio di testo a vari agricoltori della zona, pubblicizzando che stava cercando di acquistare 86 tonnellate di lino al prezzo di CAD 17$ per staio. L’agricoltore Chris Achter ha risposto a Mickleborough ed i due hanno discusso i termini al telefono. Mickleborough ha quindi inviato una foto di un contratto scrivendo: “per favore, conferma il contratto di lino”.
Qui avviene la svolta perché Achter ha risposto a questo messaggio con un pollice alzato. Tuttavia, i termini del contratto non sono stati rispettati: il lino non è mai stato consegnato. Mickleborough ha quindi citato in giudizio Achter sostenendo che la sua risposta Emoji era un accordo sui termini del contratto.
Il giudice Timothy Keene era d’accordo. Nella sua sentenza, ha affermato: “Questa corte riconosce prontamente che un Emoji (pollice in su) è un mezzo non tradizionale per ‘firmare’ un documento, ma tuttavia, in queste circostanze, questo era un modo valido per trasmettere i due scopi di una ‘firma‘”.
Nel frattempo, l’agricoltore Chris Achter ha sostenuto che la risposta di Emoji era un segno che aveva ricevuto il contratto, non che lo avesse letto o accettato. Indipendentemente da ciò, la sentenza di Keene significa che Achter deve pagare 82.000$ canadesi a Mickleborough per aver violato il contratto.