A differenza di altri produttori, però, Big G anziché montare sui propri smartphone sensori con sempre più megapixel, preferisce concentrarsi sull’ottimizzazione del software della fotocamera, in grado di offrire risultati davvero stupefacenti.
Un grande passo in avanti è avvenuto con i nuovi Pixel 6, soprattutto per quanto riguarda il miglioramento della modalità ritratto, per la quale è stato fondamentale l’impiego dell’Intelligenza Artificiale, spinta al massimo dal nuovo processore Tensor.
In primo luogo, Google ha iniziato ad addestrare l’IA servendosi della sfera che vedete qui sotto, composta da centinaia di luci LED, fotocamere e sensori di profondità ad alta risoluzione.
Grazie a questa struttura l’algoritmo di Google ha imparato a distinguere chiaramente il soggetto inquadrato dallo sfondo alle sue spalle, indipendentemente dalla sua acconciatura o dalla tonalità della pelle. Una volta addestrata l’IA in condizioni ottimali, Big G ha alzato il tiro, utilizzando altri sfondi e applicando alcune distorsioni.
Operativamente, Pixel 6 e 6 Pro, come gli altri smartphone, creano una prima maschera a bassa risoluzione partendo dal soggetto in primo piano. Successivamente la maschera viene arricchita dall’IA, che identifica con precisione i contorni fino alla più piccola ciocca di capelli, e vede la sua risoluzione quadruplicare. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: lo scontornamento avviene in modo estremamente accurato.
Ad oggi il colosso di Mountain View, pur riconoscendo gli eccezionali risultati raggiunti, afferma di non aver ancora raggiunto la perfezione, come testimoniano alcuni scatti non propriamente “eccellenti”. Ma a giudicare dalle capacità dei nuovi Pixel 6, non siamo poi molto lontani.