In quest’epoca di irrefrenabile innovazione, sembra che il legame che l’uomo ha sviluppato con l’automobile nel giro di più di un secolo stia per essere troncato tra pochi anni.
La ragione è molto semplice: oggi abbiamo la tecnologia necessaria a prevenire gli incidenti stradali, che sono una delle prime cause di morti premature, con circa 1,2 milioni di vittime ogni anno (più delle vittime complessive della guerra Coreana).
Nel 2014 più di 275000 cinesi, 238000 indiani e 33000 statunitensi hanno perso la vita in incidenti stradali evitabili. Da quando l’avvocato Ralph Nader (più volte candidato alla presidenza USA) ha pubblicato “Unsafe at Any Speed” nel 1965, le aziende costruttrici hanno radicalmente migliorato la sicurezza e l’affidabilità dei propri veicoli, ma non è sufficiente.
Parti integranti come cinture, airbag, ABS, e sistemi di monitoraggio della pressione degli pneumatici hanno insieme ridotto le vittime di incidenti, ma fino ad ora le compagnie automobilistiche non son riuscite a scongiurare la maggior causa di essi: l’errore umano.
Oggi abbiamo a disposizione la tecnologia necessaria a salvare milioni di vite, ma abbiamo lo forza di volontà sociale di ordinare il suo impiego?
Le self driving cars di Google hanno percorso e registrato più di un milione di miglia (circa 1610000 chilometri) di strade dominate dalle auto guidate dall’uomo, soggette alle stesse impervie condizioni delle macchine guidate dai “mortali”: pioggia, nevischio e neve. I veicoli autonomi hanno guidato l’equivalente di 40 volte la lunghezza dell’equatore senza incidenti.
A dire il vero, vi sono stati 11 sinistri, ma nessuno di essi è stato causa delle auto Google, anzi, la colpa è di alcuni umani che distrattamente hanno impattato.
Statistiche alla mano, gli errori umani sono responsabili del 94% di tutti gli incidenti in giro per il globo, e nonostante gli investimenti nell’educazione e nel training, il rendimento umano al volante non migliora: solo l’alcool è responsabile di un terzo di tutti gli scontri nel traffico.
Negli USA, un quarto degli incidenti è causato dall’invio di messaggi in auto (6 volte più dell’alcool secondo la media nazionale).
Vi sono poi altri fattori fisiologici da analizzare: più la tecnologia si presta ad aiutare l’uomo, più quest’ultimo ne diventa succube e dipendente, perdendo gradualmente alcune abilità; inoltre, gli umani hanno necessità di riposare, i robot no. Secondo la statunitense “National Sleep Foundation“, il 69% degli adulti ha ammesso di aver guidato in stato di sonnolenza almeno una volta al mese.
Le self driving car non guidano in stato di ebbrezza, non si distraggono alla guida e non si addormentano al volante; inoltre, hanno telecamere, sensori d’infrarossi, mappe network e molto altro software che permette loro di evitare accuratamente i pericoli con una precisione irraggiungibile agli umani.
I riflessi dei veicoli automatizzati permettono di frenare più velocemente, schivare in fretta e prevedere le variazioni delle condizioni stradali basandosi su ciò che va al di là del raggio di luce dei fanali. Un impiego importante è ricoperto dal modo di comunicare delle auto robotizzate.
Provate ad immaginare Waze per le auto senza pilota: un software in grado di guidare milioni di veicoli a velocità ottimale, con un traffico ridotto, riducendo il numero di pendolari e tagliando il bisogno di costosi progetti di espansione stradale.
Il Governo Britannico è così fiducioso nel progetto delle self driving car da aver investito più di 50 milioni di sterline per la creazione di un hub globale per testare e costruire questi veicoli. Negli Stati uniti, l’Università del Michigan ha dedicato 13 ettari di terreno alla costruzione di un tracciato di test per questa tipologia di automa.
Elon Musk, CEO della compagnia di auto elettriche Tesla (e cofondatore di PayPal), ha shockato il mondo dichiarando:
Il popolo potrebbe proibire di guidare le auto perché è troppo pericoloso.
Con un lascito di circa 2 miliardi di veicoli in tutto il mondo, una transizione completa alle auto senza pilota potrebbe richiedere circa vent’anni.
Secondo Eno Center for Trasportation di Washington, D.C., raggiungere anche solo una parziale migrazione salverebbe 21000 vite solo negli USA. Secondo i dati statistici, entro il 2030 moriranno inutilmente altre 18 milioni di persone in incidenti.
Cosa ne pensate? Eccessivo proibizionismo o giusta prevenzione? Che fine faranno gli autotrasportatori? Fatecelo sapere nei commenti.