Project Ara: Google ferma i lavori sullo smartphone modulare

2 Settembre 201620 commenti

Verso fine maggio Google aveva ridato vita all'ambizioso Project Ara, il prototipo di uno smartphone quasi totalmente modulare con parti intercambiabili, ma adesso sembra aver fatto un deciso passo indietro, e lo smartphone dei sogni di molti utenti potrebbe non vedere mai la luce.

Project Ara naque anni fa da un team di sviluppatori di Motorola, e diventò parte integrante di Google nel periodo in cui la casa alata venne acquistata dal colosso di Mountain View. In seguito Motorola venne poi rivenduta a Lenovo, ma vari brevetti e progetti tra cui appunto Project Ara rimasero di proprietà di Big G.

Inizialmente il prototipo prevedeva di poter installare e rimuovere qualsiasi componente del dispositivo, dal processore alla RAM passando per la fotocamera e gli speaker. Prima di questa estate il progetto sembrava aver perso slancio ed essere un po’ bloccato su sè stesso (addirittura nel 2015 era previsto un lancio di prova nel solo stato di Porto Rico, poi annullato senza spiegazioni), ma Google lo riportò agli onori della cronaca con nuove informazioni e un video teaser con tanto di 2017 come data di uscita, pur dichiarando che qualche compromesso sarebbe stato necessario come ad esempio fissare il processore sul corpo del device.

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Lo stop a Project Ara, così come la scomparsa del marchio Nexus a favore di quello Pixel potrebbe essere il risultato dell’ingresso in Google di Rick Osterloh, precedentemente presidente di Motorola, con il compito di riorganizzare, razionalizzare e unificare tutte le varie sezioni e i progetti hardware di Big G. L’azienda potrebbe comunque ancora portare avanti parte del progetto da dare in concessione ai produttori di moduli e smartphone, rimanendo totalmente fuori dalla costruzione del dispositivo in sè e dal comparto hardware in generale.

Come è facile immaginare, tutta la storia ha creato un certo disappunto nel fondatore di Project Ara, Dan Makosky, che si è definito “triste per la mancanza di coraggio nel voler arrivare al traguardo”, ma che confida nel fatto che proprio Rick Osterloh, in passato uno dei primi dirigenti che lo ha incoraggiato a portare avanti Project Ara, possa riprendere il discorso in futuro. Makosky crede inoltre che la modularità non sia un fallimento o una moda passeggera, e che esisterà “finchè gli esseri umani metteranno la loro creatività davanti all’essere consumatori passivi”.

Un brutto colpo per le speranze o la semplice curiosità di tanti utenti (me incluso) che aspettavano il 2017 per mettere alla prova il primo smartphone realmente modulare. Eravate tra loro? Siete delusi dalla decisione di Google?

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