Social network: più li usiamo e più saremo infelici

2 Febbraio 201714 commenti

Social network: secondo uno studio effettuato da quattro professori di Economia dell’Università di Sheffield, utilizzare i vari Facebook, Twitter, Snapchat, Instagram per un'ora equivale indicativamente al 3% di possibilità in meno di essere felici.

La “vita smart” dei social network

La ricerca prende il titolo di “Social Media Use and Children’s Wellbeing (Uso dei social e benessere dei ragazzini)” e si è concentrata in principal modo sugli adolescenti (dai 10 ai 15 anni di età), cercando di capire quali fattori possano realmente influenzare la loro percezione del mondo e di sé stessi nel momento in cui utilizzano un social network per comunicare con i propri amici e conoscenti.

Oltre che sulla creatura di Mark Zuckerberg, l’indagine si è concentrata sulle piattaforme Bebo e MySpace: alcuni dei giovani esaminati hanno dichiarato di utilizzare queste applicazioni per un arco di tempo variabile fra una e tre ore. A supporto della tesi, sono stati considerati anche lavori pubblicati nel corso degli ultimi mesi, tra cui annoveriamo lo studio degli italiani Fabio Sabatini e Francesco Sarracino, di cui riportiamo il seguente passaggio:

Abbiamo usato i dati di una indagine multiscopo Istat su un campione di 150 mila italiani e i risultati suggeriscono come l’uso dei social media sia correlato in modo statisticamente significativo e negativo con la propria soddisfazione economica, perché incoraggia i confronti e le comparazioni.

Social network più li usiamo e più saremo infelici

Volendo entrare maggiormente nel dettaglio della questione, gli utenti di sesso femminile sono generalmente più vulnerabili. Un’ulteriore conferma a riguardo giunge direttamente dalle parole dello psicologo Nicola Iannaccone:

Le ragazze sono più sensibili e risentono delle critiche o dei commenti sulla Rete.

Degno di nota è anche l’intervento di Pier Cesare Rivoltella, professore all’Università Cattolica di Milano:

Per molti ragazzini è fonte di stress misurarsi con modelli esterni, subire la pressione della conformità del gruppo e non sentirsi all’altezza. Quanto piaccio, a chi piaccio, cosa piace di me diventano elementi che in età pre-evolutiva contano molto di più per la costruzione del sé rispetto alla percezione di un adulto.

Quanto detto, logicamente, assume connotazioni ancora più gravi considerando il fenomeno del cyberbullismo. Al di là di tutto, viene spesso naturale identificare i social network come realtà alternative in cui acquisire sicurezze che invece, nella vita di tutti i giorni, si tende a non sviluppare in maniera adeguata, rischiando di trovare il coraggio dell’essere nella consapevolezza di un alter ego 2.0.

I rapporti personali, ragazzi, sono tutt’altro: il web non fa altro che offrire un nuovo punto di vista tramite cui esplorare e conoscere il mondo. Tuttavia, è fondamentale saper distinguere le abitudini in quanto conoscere è un conto, vivere è tutt’altro e ci sarà sempre un unico modo per farlo: tornare offline (almeno per un po’).

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