Equo compenso: si decide dopo Pasqua e intanto spuntano le cifre

15 Aprile 201494 commenti

Della vicenda relativa all'adeguamento dell'equo compenso abbiamo diffusamente parlato negli scorsi mesi: criteri di definizione bislacchi ed evidenti benefici che la Siae ne trarrebbe avevano portato l'allora ministro Bray ad allungare i tempi, ma il prossimo 23 Aprile un incontro tra ministro, consumatori, Siae e produttori porterà alla decisione finale. Intanto, salta fuori la documentazione relativa agli aumenti dei prezzi di smartphone e tablet che l'adeguamento provocherebbe.

Consapevole che “probabilmente mi prenderò fischi da tutti”, il nuovo Ministro dei Beni Culturali Franceschini tira dritto: l’adeguamento dell’equo compenso andava fatto nel 2012 e dunque è ora di aggiornare le tabelle.

Il precedente ministro Bray aveva commissionato un’indagine sulle nuove “abitudini digitali dei consumatori”, “al fine di verificare se le copie private di opere musicali e cinematografiche siano davvero cresciute negli ultimi tre anni, tanto da legittimare un aumento dell’equo compenso del 500 per cento, come richiesto dalla Siae”: tuttavia, il Governo ha precisato che verranno resi noti i  “criteri sulla base dei quali verranno parametrati i compensi”, e non  i risultati dell’indagine in questione, come richiesto anche da Adiconsum.

Fuori dal Parlamento, lo scenario resta il solito: la Siae a difesa del proprio orticello, con una petizione firmata da oltre 4000 artisti tra cui Sorrentino, Arbore, Baglioni, Al Bano, Battiato, Cocciante, De Gregori, Cortellesi, Morandi e ovviamente il nostro caro Gino Paoli; il resto del mondo a sottolineare l’illogicità del provvedimento. Tra essi, il presidente di Confindustria digitale Elio Catania:

I trend di mercato si spostano verso nuove forme di consumi digitali. Oggi le opere audiovisive vengono sempre più fruite utilizzando le piattaforme di streaming e download legale, che prevedono il pagamento di licenze alla fonte. A rigor di logica oggi il compenso dovrebbe tendere a diminuire

Il Corriere della Sera pubblica intanto le cifre relative agli aumenti dei prezzi dei dispositivi interessati dal provvedimento, contenute in una tabella che il ministro Bray era pronto a ufficializzare poco prima che l’ex premier Letta rassegnasse le dimissioni:

Per gli smartphone si ipotizzavano 4 euro che diventavano 3,80 euro per i tablet. Sui Pc desktop e notebook 4,20 euro e sulle Tv con sistema di registrazione 3 euro

Vogliamo però chiudere l’articolo con una bella notizia (si, questo era sarcasmo): in assoluta, beffarda controtendenza, il compenso richiesto sui vecchi feature-phone era stato diminuito, da 0.90 a 0.50 Euro. Torneremo tutti al mitico Nokia 3310?

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