Eric Schmidt bacchetta l’Italia digitale, Franceschini replica con la storia medievale

10 Giugno 2014174 commenti

L'Italia, si sa, non è certo un Paese che fa dello sviluppo digitale uno dei propri punti di forza: lo sappiamo e lo sa bene anche il presidente di Google Eric Schmidt che, a Roma, ha invitato il nostro governo a fare di più in merito, messaggio non esattamente recepito alla perfezione dal ministro Franceschini.

Nel confronto tenutosi presso la Facoltà di Architettura dell’Università La Sapienza, Schmidt ha evidenziato le carenze che l’Italia presenta in materia:

I governi italiani hanno fallito. [..] Il tasso di disoccupazione giovanile è altissimo, pari al 46%. Per risolvere questo problema il governo dovrebbe cercare di formare e far lavorare i giovani nel mondo del web.

Schmidt ha proseguito poi auspicando un sempre più consistente inserimento nel sistema di istruzione italiano dell’informatica, ponendo come esempio gli USA dove “in tutte le scuole si insegna informatica”.

Parole non certo disinteressate se pronunciate dal presidente di Google, certamente, ma che altrettanto certamente trovano validità nella realtà di oggi, al di là del pulpito dal quale provengono; il ministro Franceschini, dal canto suo, replica in questo modo:

In ogni Paese ci sono vocazioni, magari un ragazzo italiano sa meno di informatica ma più di storia medievale e nel mondo questo può essere apprezzato. Un ragazzo italiano ad esempio potrà andare negli Usa a insegnare storia medievale e uno americano potrà venire qui a insegnare informatica.

Ci si aspetterebbe decisamente qualcosa di più di un luogo comune da un ministro della Repubblica che si confronta con il presidente di una delle più grandi aziende al mondo; come abbiamo già precisato, che Eric Schmidt tiri acqua al suo mulino è piuttosto ovvio, ma le carenze sia strutturali che culturali in tema di digitale dell’Italia sono innegabili e, ormai, storiche.

Con tutto il rispetto dovuto all’affascinante storia medievale e a coloro che se ne occupano, sarebbe ora di affrontare seriamente l’argomento e rendere il nostro Paese finalmente competitivo da questo punto di vista, dando così nuovo slancio anche a settori in cui, storicamente, primeggia (Schmidt e Franceschini hanno parlato anche della digitalizzazione del nostro patrimonio artistico, potenzialmente una grande vetrina mondiale per l’Italia).

Senza vendersi nè svendersi e facendo un passo avanti rispetto all’immobilismo di certa vecchia classe dirigente incartapecorita, si potrebbero semplicemente cogliere le numerose opportunità offerte dalle nuove tecnologie puntando sull’istruzione e facilitando la vita a chi vuole inserirsi nel settore.

Parliamo ormai non più di scelte, ma di provvedimenti urgenti e necessari per tenere l’Italia agganciata al resto del mondo e favorirne la ripresa: non comprendere a fondo ciò significa essere lontani dalla realtà e dalle principali dinamiche della società di oggi.

Loading...
Social Media Auto Publish Powered By : XYZScripts.com