Il vero limite di Pixel C
Dopo aver analizzato per filo e per segno le caratteristiche del prodotto, alcune tra le più famose testate internazionali (tra cui The Verge) concordano nell’individuare il punto debole di Pixel C: Android.
httpvh://www.youtube.com/watch?v=VOYdJG8BChU
Nulla da dire sotto il profilo meramente costruttivo: il device appare solido e ben realizzato, ma quel che salta all’occhio è una minor cura dal punto di vista dell’ottimizzazione software, nonostante i benchmark abbiano messo in risalto valori molto positivi.
I problemi cominciano a venir fuori durante l’esecuzione di più attività in contemporanea, evidenziando rallentamenti che, quando parliamo di un terminale di Google, non siamo abituati a riscontrare. Occorre poi sottolineare un ulteriore “difetto”, non solo di Pixel C ma di tutti i tablet Android (tranne alcune eccezioni): la maggior parte delle app non è sviluppata in maniera tale da garantire una fruizione differente e più immediata quando si dispone di tastiera fisica e display dalle dimensioni più generose, non generando alcun reale vantaggio rispetto al classico utilizzo tramite smartphone.
Con questi presupposti, e tenendo conto del prezzo di vendita ($499), risulta inevitabile lo scontro con alternative che, pur non vantando una costruzione di pari livello, hanno dalla loro una praticità più marcata e consentono di portare a termine quantità superiori di lavoro in meno tempo. Non serve girarci attorno: gli utenti del robottino, ancora oggi, aspettano un sistema operativo universale che sia davvero in grado di coniugare uno store di tutto rispetto ad un effettivo uso in “desktop mode”.